Estetica della semplicità

di GIOIA SILI

Le ricette della signora Toku di Naomi Kawase.

Toku, KawaseFra i rami degli alberi di ciliegio in fiore si nasconde una bellezza essenziale. Lo spettacolo che la natura regala ogni anno in Giappone tra la fine di marzo e l’inizio di aprile appare come un invito alla calma e alla moderazione, alla riscoperta del tempo nel suo fluire continuo. I germogli appena sbocciati rappresentano la rinascita del mondo dopo i lunghi mesi invernali: la vita si rinnova nelle sue infinite metamorfosi.

La delicatezza dei fiori di ciliegio fa da sfondo al film Le ricette della signora Toku (2015), diretto da Naomi Kawase e tratto dal romanzo omonimo di Durian Sukegawa. Durante una tiepida giornata di primavera, la figura di Toku Yoshii (Kirin Kiki) compare per la prima volta di fronte al piccolo negozio di dolci Doraharu, nella periferia di Tokyo. L’anziana signora ha le mani segnate da una vecchia malattia, che le ha imposto di condurre un’esistenza ai margini della società. Sentaro (Masatoshi Nagase), il gestore del chiosco, colpito dalle straordinarie abilità in cucina di Toku, decide di assumerla come aiutante, non curandosi delle sue evidenti lesioni alle dita. A poco a poco tra i due comincia a nascere una profonda sintonia, che li spinge ad aprirsi reciprocamente dando voce alle proprie sofferenze passate.

Grazie alla vicinanza di Toku, Sentaro impara ad ascoltare il suono della natura e a capire che tutto ciò che esiste nel mondo possiede una storia da rivelare. Anche Wakana (Kyara Uchida), studentessa introversa che insieme alle sue compagne si ritrova al Doraharu dopo la scuola, trova beneficio e conforto dalla presenza di Toku, iniziando ad apprezzare il fascino della lentezza. In breve tempo, la marmellata di fagioli rossi preparata dalla signora diviene una specialità del piccolo negozio, capace di attrarre numerosi clienti. Dietro al sapore unico della marmellata di Toku si nasconde un importante insegnamento: solo riflettendo sul viaggio che i fagioli rossi hanno compiuto e ascoltando con delicatezza il loro racconto, si è in grado di cogliere l’essenza stessa della vita.

Nella riflessione estetica giapponese, ogni creatura dell’universo ha una propria anima; non solo gli animali, ma anche i fiumi, le maree, il vento, le cime montane e i fiori sembrano invitarci a tendere l’orecchio per ascoltare quello che hanno da dire. Il mistero della natura si cela all’interno del più piccolo filo d’erba, si tratta semplicemente di coglierne il ritmo, come lascia intendere il film nella lentezza delle immagini e nelle lunghe riprese degli alberi in fiore. Null’altro come la contemplazione dei ciliegi (hanami) può darci la misura della fugacità del tempo nel suo scorrere incessante: insieme alla signora Toku, sotto un grande albero, osserviamo in silenzio l’effimera bellezza del mondo.

Toku, kawase

Riferimenti bibliografici
M. Ghilardi, L’estetica giapponese moderna, Morcelliana, Brescia 2019.
L. RiccaLa tradizione estetica giapponese. Sulla natura della bellezza, Carocci, Roma 2015.
D. Sukegawa, Le ricette della signora Tokue, Einaudi, Torino 2008.

 

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