Un frenetico caleidoscopio artistico

di Ylenia Minico

The Wonderful story of Henry Sugar di Wes Anderson

 

Non è mai facile parlare di un regista eccentrico e divisivo come Wes Anderson.

Stiamo parlando di un artista le cui opere sono spesso messe in discussione a causa di una struttura narrativa di non facile fruizione e che spesso tende a scomparire dietro un’estetica prorompente.

Non gli si può, però, non riconoscere di essere un innovatore ed un profondo cultore di tutte le arti, che tende sempre a riflettere nei suoi lavori.

E’ questo il caso del suo ultimo progetto, The Wonderful Story of Henry Sugar, presentato in anteprima all’80 Mostra del Cinema di Venezia e da poche settimane disponibile anche su Netflix.

Il lavoro che fa Anderson è tramutare in immagini il racconto di Roald Dahl, scrittore di cui il regista si è sempre detto profondo estimatore.

In realtà non è la prima volta che Wes mette in scena una sua opera. Circa quindici anni fa firmò infatti Fantastic Mr. Fox, racconto in stop-motion tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore.

 

La storia narra di Henry Sugar, che nel film ha il volto di Benedict Cumberbatch, un benestante scapolo incline al gioco d’azzardo. Un giorno Henry scopre, tra gli scaffali della biblioteca del circolo che era solito frequentare, un fascicolo contenente gli studi del dottor Chatterjee, condotti su un guru di una troupe itinerante capace di vedere senza l’utilizzo dei propri occhi.

Henry ne rimane affascinato e si rende conto che quella tecnica gli sarebbe potuta tornare molto utile nei casinò, per riuscire ad ottenere vincite plurimilionarie.

 

Quello che ci troviamo davanti è un cast di notevole fama, da Dev Patel a Ben Kingsley passando per Ralph Fiennes, oltre al già citato Benedict Cumberbatch. Una caratteristica ricorrente di Anderson, che spesso ci ha abituato a parate di superstar nei suoi film.

Una particolarità di questo mediometraggio, sta nell’evoluzione di un aspetto che da sempre il regista mostra nei suoi lavori, seppure in brevi sequenze. Non ci ha mai tenuta nascosta la sua indole, per così dire, filo-teatrale. Pensiamo al recentissimo Asteroid City, in cui una dimensione del film è rappresentata proprio sotto forma di commedia, su una sorta di palcoscenico, con lo spettatore che si sente parte della quarta parete.

In questo mediometraggio possiamo notare, invece, come quest’idea stilistica sia predominante per tutti i 39 minuti.

Le scenografie sono meccanicamente alternate una dopo l’altra, come in un antico teatro delle marionette. I fondali sono interamente disegnati e costruiti in cartapesta. I personaggi che occupano queste scenografie dai tratti fiabeschi, interagiscono direttamente con lo spettatore, raccontando ciò che gli sta accadendo in terza persona, come se lo leggessero direttamente dal libro di Dahl.

Gli attori entrano ed escono dall’inquadratura, interpretando sapientemente anche più personaggi con repentini cambi d’abito, effetto a cui il lavoro di montaggio dà un tocco dai tratti quasi magici.

Sono gli stessi protagonisti che vestono anche i panni di abili collaboratori che, tra una scena e l’altra, entrano nell’inquadratura per curare l’allestimento del “palcoscenico”.

 

La struttura filmica è paragonabile al classico effetto delle scatole cinesi, in cui ogni storia apre alla successiva per una serie di intrecci che si creano. Una caratteristica classica del regista, che però stride con il ritmo frenetico della storia. Come già successo con Asteroid City, tenere il filo dall’inizio alla fine non è una missione facile da portare a termine.

 

L’originalità del prodotto, però, non si può discutere così come il genio di Wes Anderson, da cui, però, si spera di riavere presto anche lavori in cui la storia non tenda a passare in secondo piano rispetto alla potenza estetica del film.

 

 

 

 

La meravigliosa storia di Henry Sugar (The Wonderful Story of Henry Sugar), USA 2023, durata 39’, Un mediometraggio di Wes Anderson tratto da il racconto di Roald Dahl. Con Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes, Ben Kings

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